Scatarzi (Passaggio al bosco): “Le civiltà si affermano nelle difficoltà, l’esempio di Venner”

Intervista all’editore di Passaggio al Bosco sul nuovo libro pubblicato in collaborazione con l’Institut Iliade, “Perché l’Europa si risvegli. Natura, Eccellenza, Bellezza”

Dominique Venner

Marco Scatarzi, è ispiratore del gruppo editoriale Passaggio al Bosco, giornalista e scrittore. Ha coordinato il libro “Perché l’Europa si risvegli” mentre è stata siglata una collaborazione con il gruppo francese di Institut Iliade. 

 

 

Marco Scatarzi, editore di Passaggio al Bosco e del saggio collettaneo “Perché l’Europa si risvegli”, come nasce la collaborazione con l’Institut Iliade, sodalizio costituito dopo il sacrificio di Dominique Venner?

 

“Nasce dalla precisa volontà di mettere in rete le migliori energie del mondo identitario europeo e creare un’alternativa concreta all’egemonia del pensiero unico dominante. L’Institut Iliade, nato sulla scia dell’esempio e dell’opera di Dominique Venner, rappresenta la punta di lancia della cultura non conforme francese: decine di studiosi, di scrittori, di intellettuali-militanti e di personalità di altissimo profilo che cercano – attraverso la diffusione culturale e la pratica metapolitica – di risvegliare la consapevolezza della ricchezza culturale profusa, nel corso dei millenni, dalla nostra straordinaria Civiltà”.

 

Qual è il ruolo dell’Istituto nel panorama non conforme francese?

 

“L’Istituto – in Francia come nel resto d’Europa – si pone l’obiettivo di recuperare la “lunga memoria europea”: un’opera pedagogica e spirituale al tempo stesso, che sta già contribuendo a formare i quadri politici di domani. Ha un ruolo decisivo: orientare le coscienze, consolidare le certezze, fornire le linee di vetta. Si tratta di un progetto unico nel suo genere, la cui capacità di approfondimento non ha eguali nel Vecchio Continente”.

 

Chi partecipa a questo saggio comunitario?

 

“Perché l’Europa si risvegli raccoglie numerosi contributi: oltre alla prestigiosa firma di Alain de Benoist, che ha vergato la bellissima postfazione, spiccano i nomi di Jean-Philippe Antoni, Anne-Laure Blanc, Thibaud Cassel, Philippe Conrad, Paul Éparvier, Olivier Eichenlaub, Guillaume Travers, Grégoire Gambier, Jean-François Gautier, Henri Levavasseur, Jean-Yves Le Gallou, Alix Marmin e Rémi Soulié”.

 

Nell’introduzione, Philippe Conrad – presidente dell’Istituto – parla di Grande Sostituzione del popolo europeo e della Grande Cancellazione della sua eredità. Quale linea emerge da questo lavoro su immigrazione e identità?

 

“Philippe Conrad, già nel titolo, offre uno spunto essenziale al lettore: “Là dove c’è pericolo cresce anche ciò che salva”. Questa frase, vergata da Hölderlin, racchiude una verità assoluta: tutte le Civiltà, se sono tali, sviluppano l’antidoto al proprio declino nei momenti più difficili. Non si tratta di una vana speranza, ma di una ferrea volontà: i progetti mortiferi che stanno attraversando la nostra epoca e che si stanno abbattendo sulla nostra Europa, devono necessariamente suscitare un risveglio. La “grande cancellazione”, ben visibile nella furia iconoclasta proveniente da oltreoceano, prefigura la mentalità del meccanismo globalista: sradicare le identità, decostruire le appartenenze, annientare le specificità. L’approccio del testo, naturalmente, si colloca in direzione ostinata e contraria: prendere coscienza della minaccia in atto, ripensare il modello sociale, affrancarsi dal verbo mondialista. Anzitutto, dunque, restare padroni del proprio destino. Resistere, riscoprendo le nostre origini e costruendo quella “cittadella interiore” che possa permetterci di essere – oggi come ieri – i figli della nostra Civiltà”.

 

Uno spazio dell’opera è dedicato alle riflessioni di Alix Marmin sull’oppressiva “ideologia del lavoro”. A cosa si riferisce?

 

“Il lavoro, un tempo incentrato sulla capacità creativa, è stato sacrificato sull’altare del profitto e della produttività: precariato, incertezza, tecnologizzazione e sfruttamento lo hanno trasformato in un calvario che aliena e reprime. Ritrovare l’antica essenza del lavoro, allora, significa riscoprire l’arcaico concetto dell’otium, inteso nella sua accezione tradizionale e verticale: il tempo libero dall’ansia, dove sviluppare la propria personalità, sviluppare la contemplazione ed esprimere la propria natura. Non solo: sarà necessario superare la moderna “ideologia del lavoro”, di matrice capitalistica e marxista, svincolandosi dalle degenerazioni di uno spirito borghese che non è tanto identificabile nel censo, quanto nella manifestazione più bassa dell’animo umano: l’individualismo atomizzante, l’edonismo narcisista, la concorrenzialità sfrenata, il materialismo più abietto, il calcolo sistematico, l’utilitarismo di maniera. Ritrovare il lavoro – dunque – per ritrovare se stessi. Utopia per intellettuali fuori dal tempo? Niente affatto: opportunità vitale per gli uomini liberi”.

 

Passaggio al Bosco

Natura-Eccellenza-Bellezza: questa la triade invocata da Dominique Venner. Come si declina nel quotidiano?

 

“È perfettamente spiegato nella quarta di copertina, che riporto tale e quale: “Riconoscere la natura come solco significa rispettare gli equilibri del cosmos e riconnettersi con la dimensione comunitaria delle nostre tradizioni, per ritrovare l’armonia con il paesaggio e riedificare la città sulla scorta della nostra identità millenaria. Inseguire l’eccellenza come fine significa coltivare e superare se stessi, per rimarcare la continuità con “ciò che siamo” in una forma che si rinnova sempre. Contemplare la bellezza come orizzonte significa rigettare l’utilitarismo borghese e il dominio della bruttezza, adottando un’etica verticale ed avventurosa che possa riscoprire il senso del sacro e reincantare nuovamente il mondo”. La triade omerica, dunque, si rivela di grandissima attualità: è l’impronta perenne della nostra stirpe, che ci orienta e ci plasma”.

 

Nel libro risuona dunque l’appello del Samurai d’Occidente. Voleva risvegliare l’Europa sonnambula. Quali segni di un riscatto continentale sono emersi in questi anni? 

 

“Non molti, per la verità. Ma, come affermava Guglielmo il Taciturno, “non occorre riuscire per perseverare né sperare per intraprendere”. Dei segnali ci sono, anche se non vengono raccontati dai media mainstream. Ci sono nella cultura, nella politica, nella società: sono i naturali sintomi di una insofferenza diffusa, che spesso si manifesta in assenza di una organica visione del mondo. Un modello soffocante, disumano e innaturale, del resto, sta imponendo nuove parole, nuove regole, nuovi stili di vita: si tratta di una dittatura sorridente, gender-fluid, algoritmica, sanitaria, livellante e cosmopolita. Il compito delle avanguardie – allora – è dare una Forma alla naturale insofferenza delle masse, trasformandole in soggetti consapevoli e pronti a riconquistare l’esistente. Del resto, Dominique Venner ci ha indicato la strada con il suo sacrificio rituale: togliendosi la vita, ha affermato di non dubitare che questo risveglio – prima o poi – si sarebbe manifestato. Sta a noi provocarlo, scuotendo questo corpo narcotizzato dal letargo del progressismo”.

 

Quali i prossimi progetti di Passaggio Al Bosco?

 

“Stiamo lavorando a mille all’ora, sfornando un libro alla settimana: ritmi serrati, che difficilmente si associano all’attività di una casa editrice non conforme. Ma le migliaia di persone che ci seguono quotidianamente, del resto, sostengono la nostra opera e ci esortano a proseguire. Il mese di giugno è caratterizzato dalla ristampa di “Scomparsa d’Angela”, contributo narrativo di Alessandro Pavolini; dalla ripubblicazione de “Il solstizio di giugno”, capolavoro della Collaborazione francese vergato da Henry de Montherlant; dall’uscita di “Volontà d’impotenza”, magnifico saggio di Roberto Pecchioli sulla “cancellazione della Civiltà europea”. Nel mese di luglio arriveranno sugli scaffali un romanzo identitario noir, la traduzione di un’opera di Dominique Venner e uno scoppiettante pamphlet su Gabriele d’Annunzio, letto senza i filtri della defascistizzazione “politicamente corretta”. Da settembre, invece, saranno disponibili decine di nuovi saggi, assieme alle altre traduzioni delle opere dell’Istituto Iliade, alle migliori ristampe della cultura non conforme e ad una infinita serie di ulteriori pubblicazioni sulla geopolitica, sull’attualità, sulla filosofia, sulla narrativa e sulla storia”.

 

Per concludere, l’impegno comunitario e culturale può “re-incantare il mondo” contro l’impero dell’utilità, secondo un’espressione utilizzata da Guillaume Travers nel suo intervento nel libro “Perché l’Europa si risvegli”?

 

“Assolutamente. Ma se anche così non fosse, per citare gli Orientamenti di Julius Evola: “In qualsiasi evenienza ciò che potrà esser fatto sarà fatto e apparterremo a quella patria, che da nessun nemico potrà mai essere né occupata né distrutta”.

 

 

 

 

 

Domenico Pistilli

Domenico Pistilli su Barbadillo.it

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