“Ancora oggi a distanza di 44 anni dal vile attentato terroristico alla stazione di Bologna occorre ricordare le vittime e manifestare vicinanza alle loro famiglie ma soprattutto, da parte delle istituzioni, è un dovere impegnarsi per fare emergere la verità su alcuni lati della vicenda rimasti oscuri. Il governo Meloni dal momento del suo insediamento ha garantito il suo impegno in questa direzione rendendo possibile la desecretazione di documenti prima inaccessibili, accorciando così il percorso che porterà a fare piena luce sull’attentato. Questo è il modo più concreto per onorare la memoria delle 85 vittime di una delle stragi più efferate della storia della nostra Repubblica”. Così Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati.
Barcaiuolo (Fdi): parole d’odio inaccettabili contro la nostra comunità politica
“Oggi, la città di Bologna si ferma per ricordare la tragica strage che colpì il cuore della città 44 anni fa. Una ferita aperta ancora oggi e su cui il Governo – nel solco dei Governi precedenti – sta lavorando con il versamento degli atti declassificati all’Archivio centrale dello Stato. Non posso tuttavia accettare, e non accetterò mai che, come avvenuto oggi, qualcuno utilizzi una delle pagine più nere della storia italiana per attaccare Giorgia Meloni, il suo Governo e la nostra comunità politica. Le parole pronunciate oggi durante la commemorazione a Bologna sono molto gravi e non fanno altro che alimentare un clima d’odio che rischia di diventare pericoloso”.
Così in una nota il senatore Michele Barcaiuolo, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Emilia-Romagna.
Condivido la critica al film della Cortellesi, intriso di luoghi comuni con realtà esasperate che sono funzionali alle tesi di patriarcato becero, tanto caro a un femminismo radicale fuori luogo e fuori tempo. Sono nato negli anni 50 in un’epoca successiva a quella narrata dal film, ma posso dire che nella mia famiglia, in quella dei miei genitori e dei miei nonni, la figura femminile era rispettata e considerata come il perno principale della casa, altro che patriarcato. Quelli dell’uomo e della donna erano ruoli distinti, ma entrambi ugualmente fondamentali nella famiglia.
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Condivido la critica al film della Cortellesi, intriso di luoghi comuni con realtà esasperate che sono funzionali alle tesi di patriarcato becero, tanto caro a un femminismo radicale fuori luogo e fuori tempo. Sono nato negli anni 50 in un’epoca successiva a quella narrata dal film, ma posso dire che nella mia famiglia, in quella dei miei genitori e dei miei nonni, la figura femminile era rispettata e considerata come il perno principale della casa, altro che patriarcato. Quelli dell’uomo e della donna erano ruoli distinti, ma entrambi ugualmente fondamentali nella famiglia.