Il dado è tratto, ai mondiali non ci saremo. E, per cortesia, evitate di fare le macumbe, di complicare situazioni internazionali, di sperare che Kim Jong Un bombardi la Corea del Sud, che in Arabia Saudita scoppi qualche guerra civile, che Boko Haram metta in ginocchio la Nigeria. Un ripescaggio per l’Italia sarebbe un’onta, forse anche peggiore della mancata qualificazione.
Intanto, è tempo di scegliersi la squadra da sostenere ai Mondiali di Russia. Saranno trentadue le nazionali ai blocchi di partenza. Suddivise in quattro fasce. Un po’ cervellotiche, come da invalsa tradizione Fifa.
Teste di serie saranno la Russia padrona di casa, la Germania campione uscente, il Brasile che cerca di risorgere, l’Argentina di Messi, Icardi e Higuain, il Portogallo campione d’Europa, il Belgio che promette sempre e non ha mai vinto niente, la Polonia (perché?) e la “solita” Francia.
In seconda fascia c’è la Spagna brutta che però ci ha pestati per bene, la Svizzera (sissignori), l’Inghilterra che spera nell’ennesimo ricambio generazionale, la consueta frizzante e pericolosa Colombia, il Messico, l’Uruguay, la Croazia e il Perù.
Il terzo blocco di nazionali è formato da Danimarca, dai nostri carnefici della Svezia, dalla fantastica avventura vichinga dell‘Islanda, Tunisia, Costa Rica, Senegal, Egitto e Iran. In ultima fascia la Serbia, la Nigeria (federazione tra le più titolate d’Africa), l’immarcescibile Australia che s’è sbarazzata della meravigliosa Siria, il Giappone (federazione più titolata d’Asia), il Marocco, Panama, Corea del Sud e Arabia Saudita.
Pesa l’assenza dell’Italia, vero. Al prestigio del prossimo mondiale manca pure l’Olanda. Persino il mitico Camerun, campione d’Africa in carica, ha ciccato la qualificazione. Per gli Usa, il fallimento coincide con il solito revanscismo: facciamoci un torneo tutto nostro, fra eliminati. Parteciperebbe pure il Cile, tanto lontano ormai dai tempi gloriosi del Sa-Za, la coppia gol formata dall’ex laziale Marcelo Salas e dall’ex interista Ivan Zamorano.