Gli mancherà il quid, ma di sicuro non gli fa difetto la visione strategica. Angelino Alfano non si candiderà, almeno così dice lui e ripetono i giornali. E la tira in saccoccia a tutti. La scelta è l’unica possibile e gli assicurerà la possibilità di conservarsi un futuro in politica. Ecco perché.
TRAFFICO AL CENTRO
Angelino Alfano guida un partito che raccoglie pochi consensi tra gli italiani. L’area di centro è occupata militarmente dal Partito democratico d’ispirazione renziana, solo un cieco non s’accorge che Renzi – traducendosi in un piccolo Fanfani fuori tempo massimo – sta cercando di capitalizzare al massimo il moderatismo, l’area di voto che un tempo si sarebbe detta “borghese”. Facendo leva sulla riedizione farsesca degli opposti estremismi 2.0. Poi c’è quel campionissimo di Berlusconi, rientrato in campo, che promette di voler far scintille. Per Angelino non c’è spazio, manco tra i reduci della Dc. Che fare? Attendere, prego. L’unica è fermarsi un giro e salvarsi da un tracollo annunciato.
CUORI VAGABONDI
Alternativa Popolare non ha fatto bella figura, dichiarandosi di centrodestra con le poltrone nel centrosinistra. Se c’è una cosa che l’elettore medio non perdona, essa è l’ambiguità o, per dirla in maniera ultrapop, l’incoerenza. Il simboletto, dicono i sapienti sondaggisti, basterebbe da solo a screditare tutta una coalizione. In sostanza, nessuno li vuole tra le scatole e le soglie di sbarramento sono troppo alte per sperare di poter andare (efficacemente) da soli. Magari c’è spazio per trattative in solitaria, per piazzarsi (individualmente) in qualche lista, qualcuno lo sta già facendo se proprio Alfano paventa rischi altissimi di scissione di quell’atomo centrista, di lotta e di governo. Ma per lui, capo e parafulmine e che un tempo fu a tanto così dal diventar leader del centrodestra Pdiellista, è cosa da non potersi fare. Quindi? L’unica è fermarsi un giro e salvarsi da un tracollo annunciato.
ALTRO CHE FINI
Alfano è un uomo che conosce bene, in vent’anni e passa di attivissima militanza in Forza Italia, i meccanismi della comunicazione politica. Sa bene che l’importante, alle elezioni, non è partecipare ma vincere. Trovare una ragione qualsiasi per sbandierare un successo, per annunciare al popolo che il consenso c’è (anche se magari non si vede). Sa che l’errore più grave che abbia commesso Gianfranco Fini fu quello di lasciarsi investire dall’ambizione e, poi, dall’insofferenza popolare e quindi dall’inconsistenza elettorale, dimostrando a tutti di non aver più gente e voti a sufficienza a seguirlo. Se vieni bollato come trombato, lo sarai per sempre. Nell’era della comunicazione di massa postmoderna, dove conta lo slogan, lo spizzico e il boccone più che il ragionamento, basta questo marchio a bollarti d’infamia per sempre. Perciò l’unica è fermarsi un giro e salvarsi da un tracollo annunciato.
A mo’ di postilla. Angelino Alfano sembra aver risolto il dilemma di Nanni Moretti, si noterà di più se non ci sarà. L’assenza gli consentirà di parlare da terzo super partes, estraneo alle bagarre politiche e, soprattutto, toglierà agli avversari un tema di campagna elettorale. In pratica negherà loro la possibilità di distruggerlo politicamente e nelle urne, si metterà anzi nella posizione del disinteressato osservatore, magari un po’ distratto dalle vicende personali a cui, finalmente dopo tanti anni dedicati al Paese, può dedicarsi. Chapeau.