C’era grande attesa per il Gran Premio di Singapore, primo evento dopo gli annunci del mercato piloti concernenti la Ferrari nel 2019. L’evento, giunto ormai all’edizione numero undici, è sempre motivo di grande attenzione. Lo stretto circuito cittadino, la guida in notturna sotto dei potentissimi riflettori, sono solo due delle mille variabili di una gara che stressa tanto la tenuta fisica degli atleti, quanto il mezzo meccanico. Per l’occasione, la Pirelli porta pneumatici con mescola HyperSoft, UltraSoft e Soft.
Scongiurati possibili temporali, il venerdì sa dare interessanti indicazioni sui protagonisti. La prima sessione è primeggiata dalle due Red Bull, con Ricciardo davanti in 1’39″711. Raikkonen invece, con 1’38″699, è primo nella FP2. Seconde libere, tra l’altro, caratterizzate dal contatto di Vettel con un muretto che gli costa. Ad ogni modo, e le prove del sabato mattina stanno lì a dimostrarlo, la Ferrari sembra la vettura più veloce. In Fp3 primo è Vettel, in 1’38″054.
Quando però arriva la qualifica e si deve fare sul serio, Hamilton piazza la zampata: è sufficiente il primo giro cronometrato del Q3 per segnare il tempo di 1’36″015. È un tempo incredibile che assicura così all’inglese una mostruosa Pole Position, lasciandosi Vettel alle spalle. Il tedesco, autore di una leggera sbavatura nell’ultimo giro buono, è solo terzo, dietro anche a Verstappen. Chiudono poi la “Top 6” Bottas, Raikkonen e Ricciardo.
Quando si spengono le luci, Hamilton mantiene la testa, mentre è subito duello Vettel-Verstappen. Il tedesco è bravissimo e si prende la seconda posizione di forza, giusto prima che entri la safety car a causa dell’incidente di Ocon. Il francese infatti, in duello col compagno di quadra, è accompagnato gentilmente verso l’esterno da Perez e non può fare altro che schiacciarsi sul muro. Con questa, la vettura di sicurezza è entrata quindici volte in undici edizioni. La tradizione è così rispettata
Per la verità, quando poi al giro 5 la gara riprende nella sua valenza agonistica, questa non regala grandi emozioni ed è un lungo monologo di Hamilton il quale, fatta eccezione per alcuni doppiaggi critici a metà gran premio, domina con una tranquillità notevole. Alle sue spalle, Verstappen. L’olandese infatti, approfitta della sosta molto anticipata di Vettel (al giro 14, uno prima di Hamilton) e dopo il suo cambio gomme riesce a saltargli davanti. Praticamente dopo neanche un terzo di corsa, le posizioni sono già delineate e per avere qualche duello ci si deve spostare a centro gruppo. Davvero belli sono quelli che riguardano le Sauber, rispettivamente al giro 26 e 43: nel primo caso, Leclerc infila millimetricamente Gasly e si porta in nona posizione. Successivamente poi, è il compagno Ericsson a doversi difendere dal reiterato attacco di Sainz. Lo spagnolo, di forza, guadagna la posizione otto al giro 43, dopo essersela sudata e dopo un incredibile incrocio di traiettorie.
Per dovere di cronaca, va citato anche il duello rusticano tra Perez e Sirotkin che termina con una toccata al giro 33: il messicano, che per l’occasione rispolvera un’esuberanza di altri tempi (e si prende un drive through di penalità), non contento della chiusura su Ocon, prima passa e poi stringe Sirotkin che, non potendolo evitare, gli finisce addosso. Buon per loro che i danni subiti non li costringano al ritiro. In realtà, questo duello si ripresenta anche in seguito, vedendo prevalere definitivamente il messicano –alla fine sedicesimo- sul russo –alla fine diciannovesimo-. Il finale di gara è caratterizzato dalle posizioni ravvicinate di Bottas, Raikkonen e Ricciardo, senza che tuttavia vi siano sorpassi o cambi di posizone. Vettel intanto, per risparmiare il mezzo e le gomme ha già mollato. Termina con quasi 40” di distacco dalla vetta.
Vittoria dunque –la 69esima – per Hamilton, davanti a Verstappen e Vettel. Punti per Bottas, Raikkonen, Ricciardo, uno strepitoso Alonso, Sainza, Leclerc e Hulkenberg. Prossimo appuntamento, tra due settimane a Sochi, in Russia.